I pm: “Ecco la prova della truffa a Siena”
Le carte sull'aeroporto che interessava al Monte Paschi. Nell'inchiesta in cui è coinvolto il presidente della barca, Mussari, si scopre che la firma sulla privatizzazione dello scalo non regolare
Come si fa a valutare un’offerta per la privatizzazione di un bene pubblico, un aeroporto addirittura, stando a decine e decine di chilometri di distanza dal luogo dove si svolge materialmente l’esame degli atti? Impossibile? Con lo scalo senese di Ampugnano è successo. Alle 9 e 30 della mattina del 10 settembre 2007, proprio mentre nella sede centrale del Monte dei Paschi al numero 2 di piazza Salimbeni a Siena, veniva avviata la fase cruciale, ufficiale e formale della privatizzazione, il responsabile della procedura, Lorenzo Biscardi, era da un’altra parte. Dove? Quasi sicuramente si trovava in viaggio sull’autostrada del Sole da Roma verso Nord per poi dirigersi attraverso il raccordo Siena-Bettolle a Sinalunga e a San Gimignano. E neppure il giorno successivo Biscardi si trovava dove sarebbe dovuto essere, cioè dove si stavano vagliando le offerte.
La verità nelle celle telefoniche
I suoi spostamenti e gli orari sono stati desunti dall’esame delle celle telefoniche agganciate di volta in volta dal suo telefonino, esame effettuato con pazienza certosina per conto della magistratura dai carabinieri del nucleo investigativo e dai finanzieri della tributaria di Siena e inserito in un dossier di 700 pagine contenente numerosissime intercettazioni telefoniche. Un voluminoso incartamento che Il Fatto Quotidiano ha potuto consultare.
Stando ai verbali ufficiali della riunione, invece, Biscardi non solo sarebbe stato presente all’apertura della procedura di selezione, ma avrebbe consegnato alla commissione di valutazione una serie di atti: i plichi con le offerte presentate dai due concorrenti in lizza, la copia dell’invito a manifestare interesse pubblicato sia sul sito dell’aeroporto di Ampugnano sia sul Sole 24 Ore del 30 giugno 2007, una copia della lettera di invito inviata a tutti i soggetti che avevano manifestato interesse. Stando così le cose, delle due l’una: o gli inquirenti che hanno indagato sulla faccenda hanno preso un clamoroso abbaglio, oppure è fasullo il verbale di quella riunione importante, anzi, determinante, per quanto riguarda il processo di privatizzazione dell’aeroporto di Siena. E se è fasullo il verbale, tutta l’operazione di privatizzazione rischia di essere viziata.
I magistrati della Procura della Repubblica di Siena nell’estate di un anno fa hanno messo sotto indagine per turbativa d’asta Lorenzo Biscardi e altre 15 persone tra cui spicca il nome di Giuseppe Mussari, il banchiere Pd. Già in ottimi rapporti con Massimo D’Alema, Mussari è uno dei personaggi più influenti e in vista del mondo italiano del credito: presidente dell’associazione dei banchieri (Abi), presidente del Monte dei Paschi e in passato presidente anche della Fondazione del Monte e della commissione di indirizzo della Cassa depositi e prestiti, forziere della liquidità statale, posseduta per il 70 per cento dallo Stato e per il restante 30 da 66 fondazioni bancarie tra cui quella del Monte.
Il soggetto a cui era stato affidato l’aeroporto senese attraverso la procedura di selezione su cui insistono le indagini e gravano i sospetti è proprio un organismo finanziario collegato alla Cassa. Si chiama Galaxy ed è un fondo di private equity di diritto lussemburghese in cui hanno una partecipazione anche la francese Caisse de Dépots et Consignations (Cdc) e la tedesca Kreditanstalt fur Wideraufbau (KfW). Nelle intenzioni dei promotori della privatizzazione, proprio Galaxy sarebbe dovuto diventare il motore del nuovo corso dell’aeroporto di Ampugnano acquisendo il controllo della società di gestione con il 56,38 delle azioni. Il 4 agosto di un anno fa la Procura della Repubblica di Siena ha invece sequestrato la quota di capitale acquisita dal fondo lussemburghese (valore 12 milioni di euro) in attesa che la vicenda giudiziaria si concluda.
La facile vittoria di Galaxy
Il sospetto è che la selezione dei candidati per la privatizzazione sia stata poco più che una messa in scena e che ci fosse già un vincitore designato, Galaxy, appunto. Ci sono elementi che danno corpo a questa ipotesi. Uno dei più significativi è una dichiarazione del presidente degli artigiani senesi (Cna), Massimo Guasconi, apparsa sul periodico Camera di commercio news nel marzo 2007, cioè più di sei mesi prima che per la privatizzazione dell’aeroporto fosse ufficialmente scelto il fondo Galaxy. In quella dichiarazione, Guasconi si complimentava con la banca Monte dei Paschi, con il presidente dell’aeroporto Enzo Viani, che è anche tesoriere del Grande Oriente d’Italia, e con “tutti gli altri soci istituzionali” per “l’accordo siglato con il fondo Galaxy” e si felicitava con tutte quelle “persone che nella sinergia con Galaxy hanno creduto”.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, inoltre, la privatizzazione e il conseguente potenziamento dello scalo senese potrebbero avere “punti di cointeresse” con l’operazione immobiliare di lusso e su larga scala nella località senese di Bagnaia, proprietà dell’Agricola Merse, società della famiglia Monti-Riffeser, quelli della catena di giornali del centronord, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino e Qn, società in cui anche il Monte dei Paschi era entrato con una quota di capitale di circa 5 milioni di euro, pari a un quinto del totale. In quella zona sono in costruzione decine e decine di ville a ridosso di un nuovo campo di golf, destinate a vip italiani e di mezza Europa. Gli inquirenti non escludono che il potenziamento dell’aeroporto senese sia stato pensato in funzione anche degli spostamenti di questa gente di rango così da fare inevitabilmente schizzare il prezzo degli immobili in fase di realizzazione.
Nel dossier gli inquirenti parlano anche dei metodi usati dai fautori della privatizzazione dello scalo senese per superare le perplessità del ministero dei Trasporti, dell’Enac (Ente dell’aviazione civile) e dell’assessore regionale, Riccardo Conti. Su quest’ultimo, in particolare, convinto che fosse poco sensato puntare sul potenziamento dell’aeroporto senese quando in Toscana ci sono già due grandi scali ben avviati, e cioè Pisa e Firenze, si indirizza l’insistenza di una bella fetta di amministratori locali senesi. Per superare gli ostacoli e le contrarietà del ministero e dell’Enac, invece, l’uomo prescelto è il senatore Franco Mugnai del Pdl, toscano di Castell’Azzara, ex An, grande amico del ministro dei Trasporti, Altero Matteoli. Per le sue prestazioni professionali, il minuscolo aeroporto di Siena gli aveva affidato un incarico del valore di 300 mila euro.
Daniele Martini
Da Il Fatto Quotidiano del 20 febbraio 2011
La verità nelle celle telefoniche
I suoi spostamenti e gli orari sono stati desunti dall’esame delle celle telefoniche agganciate di volta in volta dal suo telefonino, esame effettuato con pazienza certosina per conto della magistratura dai carabinieri del nucleo investigativo e dai finanzieri della tributaria di Siena e inserito in un dossier di 700 pagine contenente numerosissime intercettazioni telefoniche. Un voluminoso incartamento che Il Fatto Quotidiano ha potuto consultare.
Stando ai verbali ufficiali della riunione, invece, Biscardi non solo sarebbe stato presente all’apertura della procedura di selezione, ma avrebbe consegnato alla commissione di valutazione una serie di atti: i plichi con le offerte presentate dai due concorrenti in lizza, la copia dell’invito a manifestare interesse pubblicato sia sul sito dell’aeroporto di Ampugnano sia sul Sole 24 Ore del 30 giugno 2007, una copia della lettera di invito inviata a tutti i soggetti che avevano manifestato interesse. Stando così le cose, delle due l’una: o gli inquirenti che hanno indagato sulla faccenda hanno preso un clamoroso abbaglio, oppure è fasullo il verbale di quella riunione importante, anzi, determinante, per quanto riguarda il processo di privatizzazione dell’aeroporto di Siena. E se è fasullo il verbale, tutta l’operazione di privatizzazione rischia di essere viziata.
I magistrati della Procura della Repubblica di Siena nell’estate di un anno fa hanno messo sotto indagine per turbativa d’asta Lorenzo Biscardi e altre 15 persone tra cui spicca il nome di Giuseppe Mussari, il banchiere Pd. Già in ottimi rapporti con Massimo D’Alema, Mussari è uno dei personaggi più influenti e in vista del mondo italiano del credito: presidente dell’associazione dei banchieri (Abi), presidente del Monte dei Paschi e in passato presidente anche della Fondazione del Monte e della commissione di indirizzo della Cassa depositi e prestiti, forziere della liquidità statale, posseduta per il 70 per cento dallo Stato e per il restante 30 da 66 fondazioni bancarie tra cui quella del Monte.
Il soggetto a cui era stato affidato l’aeroporto senese attraverso la procedura di selezione su cui insistono le indagini e gravano i sospetti è proprio un organismo finanziario collegato alla Cassa. Si chiama Galaxy ed è un fondo di private equity di diritto lussemburghese in cui hanno una partecipazione anche la francese Caisse de Dépots et Consignations (Cdc) e la tedesca Kreditanstalt fur Wideraufbau (KfW). Nelle intenzioni dei promotori della privatizzazione, proprio Galaxy sarebbe dovuto diventare il motore del nuovo corso dell’aeroporto di Ampugnano acquisendo il controllo della società di gestione con il 56,38 delle azioni. Il 4 agosto di un anno fa la Procura della Repubblica di Siena ha invece sequestrato la quota di capitale acquisita dal fondo lussemburghese (valore 12 milioni di euro) in attesa che la vicenda giudiziaria si concluda.
La facile vittoria di Galaxy
Il sospetto è che la selezione dei candidati per la privatizzazione sia stata poco più che una messa in scena e che ci fosse già un vincitore designato, Galaxy, appunto. Ci sono elementi che danno corpo a questa ipotesi. Uno dei più significativi è una dichiarazione del presidente degli artigiani senesi (Cna), Massimo Guasconi, apparsa sul periodico Camera di commercio news nel marzo 2007, cioè più di sei mesi prima che per la privatizzazione dell’aeroporto fosse ufficialmente scelto il fondo Galaxy. In quella dichiarazione, Guasconi si complimentava con la banca Monte dei Paschi, con il presidente dell’aeroporto Enzo Viani, che è anche tesoriere del Grande Oriente d’Italia, e con “tutti gli altri soci istituzionali” per “l’accordo siglato con il fondo Galaxy” e si felicitava con tutte quelle “persone che nella sinergia con Galaxy hanno creduto”.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, inoltre, la privatizzazione e il conseguente potenziamento dello scalo senese potrebbero avere “punti di cointeresse” con l’operazione immobiliare di lusso e su larga scala nella località senese di Bagnaia, proprietà dell’Agricola Merse, società della famiglia Monti-Riffeser, quelli della catena di giornali del centronord, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino e Qn, società in cui anche il Monte dei Paschi era entrato con una quota di capitale di circa 5 milioni di euro, pari a un quinto del totale. In quella zona sono in costruzione decine e decine di ville a ridosso di un nuovo campo di golf, destinate a vip italiani e di mezza Europa. Gli inquirenti non escludono che il potenziamento dell’aeroporto senese sia stato pensato in funzione anche degli spostamenti di questa gente di rango così da fare inevitabilmente schizzare il prezzo degli immobili in fase di realizzazione.
Nel dossier gli inquirenti parlano anche dei metodi usati dai fautori della privatizzazione dello scalo senese per superare le perplessità del ministero dei Trasporti, dell’Enac (Ente dell’aviazione civile) e dell’assessore regionale, Riccardo Conti. Su quest’ultimo, in particolare, convinto che fosse poco sensato puntare sul potenziamento dell’aeroporto senese quando in Toscana ci sono già due grandi scali ben avviati, e cioè Pisa e Firenze, si indirizza l’insistenza di una bella fetta di amministratori locali senesi. Per superare gli ostacoli e le contrarietà del ministero e dell’Enac, invece, l’uomo prescelto è il senatore Franco Mugnai del Pdl, toscano di Castell’Azzara, ex An, grande amico del ministro dei Trasporti, Altero Matteoli. Per le sue prestazioni professionali, il minuscolo aeroporto di Siena gli aveva affidato un incarico del valore di 300 mila euro.
Daniele Martini
Da Il Fatto Quotidiano del 20 febbraio 2011
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