Dal Corriere Fiorentino:
Ci sono andati giù belli pesanti. Non hanno usato tanti eufemismi né perifrasi. Dritti al bersaglio, senza troppi giri di parole. Schietti e passionari, diretti e sfrontati.
Un gruppo di presidi fiorentini, noti ormai come «i diciotto», ha scritto una lettera a tutti gli studenti affinché si astengano quest’anno dalla reiterata, abusata, scaduta e ormai desemantizzata occupazione delle scuole. E un collettivo che raggruppa gli iscritti a cinque scuole superiori di Pontedera ha risposto per le rime. Ma voi dove eravate — hanno chiesto ai diciotto dirigenti firmatari — quando a poco a poco la scuola veniva scippata, derubata, quando a poco a poco tagliavano i bilanci, le ore, i professori, i banchi, la carta, le iniziative? Voi dove eravate mentre aumentavano le spese militari, le spese per la politica, le spese per le scuole private, per i privilegi, per le caste? Dove eravate quando si precarizzava il lavoro nel nome del libero mercato e della concorrenza, quando i vostri diplomati non sapevano dove sbattere la testa per trovare un lavoro? Dove eravate quando la cultura, che noi difendiamo, era calpestata, derisa, ridicolizzata da grandi fratelli e idiozie televisive, quando l’informazione si faceva sempre più disinformazione di regime?
Forse dietro scrivanie ad applicare circolari contraddittorie al buon senso, contrarie a chi vuol difendere il diritto di una scuola pubblica di tutti e per tutti. La vostra generazione ci consegna un Paese sull’orlo di un abisso economico, pieno di privilegi e di marciume, una mignottocrazia dove la cultura, quella che noi vogliamo difendere, ha meno valore di un calciatore panchinaro del Frosinone o di una velina semiscoperta di un programma in tarda serata. Hai capito, gli studenti. Ci sono andati giù belli pesanti. Non hanno usato tanti eufemismi né perifrasi. Dritti al bersaglio, senza troppi giri di parole. Schietti e passionari, diretti e un po’ sfrontati, come sanno esserlo solo i ragazzi, quando hanno qualcosa da dire e osano dirlo. Di più: osano metterlo nero su bianco. Mi piacciono i ragazzi quando tengono testa agli adulti con argomentazioni sensate. Mi piacciono quando non limitano la loro protesta all’occupazione abusiva sgraziata e irrispettosa di uno spazio destinato a tutti, ma vanno oltre e scelgono la strada migliore da percorrere: la strada della parola. Come sono belle, le parole. Come riempiono una testa, una stanza, una città, tutto il mondo.
Come sono potenti, specialmente quando sono scritte bene, quando rispettano le regole della grammatica e non trascurano la punteggiatura. Quando insieme ai contenuti governano anche la forma. Quando osano coniare neologismi perché l’idea sia resa meglio. Questo devono fare, gli studenti: scrivere il proprio sdegno, raccontare il proprio disgusto, urlare sulla pagina la delusione di dover assistere alla vanificazione pomeridiana serale e notturna di tutto quello che la scuola insegna loro ogni mattina. Non devono sprecare l’occasione barricandosi ottusamente dentro un edificio che non appartiene a loro e trasformandolo in una birreria fatiscente e sudicia. Non devono sprecare il loro tempo (che è tanto prezioso proprio perché tanto poco) a dare la peggiore immagine di se stessi. Devono pretendere attenzione e farsi ascoltare, quando hanno parole intelligenti da dire.
Antonella Landi
L'originale lo trovate qui.
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