Pubblichiamo una riflessione di Giovanni Bruno, dei Cobas della Scuola, a proposito delle recenti dichiarazioni del Ministro Profumo sulla "meritocrazia" nella Scuola.
Il Ministro Profumo ha compiuto un vero e proprio miracolo: ha scosso
il sonnolento vertice del Partito Democratico e il pachidermico
apparato della CGIL incassando un sonoro diniego sul cosiddetto
"Pacchetto sul merito" che sarà presentato in un Decreto Legge (o
Disegno di Legge?) di cui conosciamo una bozza.
Entrando nel "merito", riassumiamo cosa si prevede: l'impianto è
incentrato prevalentemente sull'università, con un profilo fortemente
"meritocratico" e con l'obiettivo di una "classifica" per docenti (20%) e
studenti (5%) che avranno un riconoscimento (un bonus per i professori,
una corsia privilegiata verso il lavoro per i neolaureati); anche alle
scuole è riservata la novità agonistica del riconoscimento per lo
"Studente (migliore) dell'anno" di agevolazioni fiscali per l'iscrizione
al primo anno dell'università (fino al 30%), borse di studio,
iscrizioni gratuite a "master" estivi nella disciplina in cui hanno
raggiunto l'eccellenza (valutata con le cosiddette Olimpiadi che ormai
si svolgono per ogni materia: matematica, fisica, scienze, latino).
Ciò che impressiona è la progressiva "americanizzazione" del processo
formativo, sempre più spostata verso la competizione e con l'abbandono
della crescita collettiva della classe: domina l'approccio
individualistico, la dimensione della gara, il rafforzamento
dell'egoismo con premi (30 milioni di euro) per pochi, selezionatissimi
studenti che svettano sulla media.
Il progetto si presenta come fortemente classista e aristocratico: i
"migliori" infatti, molto spesso, oltre ad indiscusse capacità hanno
anche dalla loro condizioni socio-economiche e culturali favorevoli. Una
scuola (come l'università) che punti esclusivamente sulle eccellenze e
perda di vista l'obiettivo di un'istruzione di massa è inoltre destinata
ad impoverirsi, essiccando le radici culturali di un Paese e rendendone
più fragile la coscienza sociale, politica e morale.
L'obiettivo inconfessabile, al contrario delle dichiarazioni "in
chiaro" del Ministro, è di nuovo quello del risparmio: dietro la
"popolare" idea di "merito" si cela infatti un progetto in cui gli
investimenti nella scuola (e nell'università) si mantengono limitati, a
fronte delle risorse improcrastinabili che necessiterebbero alle
agonizzanti scuole pubbliche italiane per restituire dignità di lavoro e
di studio perduta nella miseria della realtà, in cui docenti e ATA
eroicamente resistono in condizioni estreme per istruire nuove
generazioni sempre più inquiete e demotivate.
Premiare lo "Studente dell'anno" (uno per scuola) con master estivi
gratuiti e il 5% dei laureati con la promessa di un lavoro (quale, e a
quali condizioni?) certamente costa meno che rifinanziare le scuole
attraverso un piano di investimenti straordinario per ripristinare
l'ordinarietà del diritto allo studio per tutti; anche il miliardo
promesso da Profumo per la scuola è un palliativo per scuole diroccate
da anni e anni di tagli sulle risorse finanziarie, sugli organici, sugli
spazi vitali (le classi-pollaio con 28-32 studenti in pochi metri
quadri, con i rischi connessi sulla sicurezza e la inevitabile perdita
di qualità nelle attività didattiche), sul personale di laboratorio e
sui laboratori stessi.
Nel decennio 2001-2011 si sono persi circa 150mila posti lavoro, sono
stati tagliati circa dieci miliardi di euro (di cui otto solo tra il
2007 e il 2011): può bastare un'elemosina per rilanciare la scuola
pubblica italiana, a fronte dell'emorragia di risorse a vantaggio (ad
esempio parziale, ma significativo) degli istituti privati? E infine,
con quali strumenti verranno valutati studenti, scuole, docenti, se non
con i già sperimentati (e inaffidabili) test INVALSI?
Di questa deriva si sono (forse) resi conto anche il Pd e la Cgil. È
un risveglio tardivo e piuttosto sospetto: dopo aver contribuito alla
demolizione della scuola pubblica con i governi di centrosinistra e i
Ministri Berlinguer, Di Mauro, Fioroni, dopo aver promosso e sostenuto
strenuamente la "meritocrazia" come criterio di selezione del personale
docente, dopo aver difeso incondizionatamente i test INVALSI come prove
oggettive per misurare competenze degli studenti ed efficienza del
lavoro dei docenti (con il fine di creare una gerarchia per
differenziarne carriera e stipendio), oggi si ergono a paladini
dell'egualitarismo.
La sincerità di queste posizioni si misureranno sulle reali proposte
che elaboreranno per invertire una tendenza inaugurata dalla madre di
tutte le contro-riforme: la legge sull'autonomia finanziaria delle
scuole, primo passo verso l'aziendalizzazione a la gestione manageriale
del sistema scolastico italiano.
Giovanni Bruno (Cobas Scuola Pisa)
Articolo apparso originariamente su Pisanotizie.
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