Tratto dall'edizione locale de La Nazione.
«VOGLIAMO essere per le istituzioni un valore aggiunto e non un
nemico da combattere».
E’ decisa a dare battaglia per la difesa dell’ambiente e della salute
dei cittadini, la neonata “Rete ambientale della Versilia”, presentata
ufficialmente ieri mattina nei locali del Dopolavoro ferroviario. «Obiettivo
della Rete — spiegano — è quello di unire le forze dei vari
comitati-associazioni per affrontare al meglio i tanti problemi che
affliggono il nostro territorio. La Versilia è la zona della Toscana con il
più alto tasso di mortalità per cancro. Questo significa che le politiche
ambientali non sono state affrontate con il giusto impegno. La Rete è
costituita da persone che hanno a cuore il proprio territorio e vogliono
collaborare con le istituzioni per risolvere i problemi da troppi anni
lasciati a se stessi. Non siamo affetti da sindrome di “Nimby” (Not In My
Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile”), ma per ogni problema
riscontrato proponiamo sempre una alternativa. La Rete è aperta a tutti i
comitati-associazioni e cittadini di buona volontà».
MOLTI sono stati gli interventi. «Tutta la Versilia dovrebbe essere inserita fra i Sin (Siti di interesse nazionale) per le condizioni di degrado del territorio e l’elevata mortalità — ha esordito Antonio Dalle Mura di Italia Nostra — . L’intera Viareggio si avvia a diventare un ecomostro. Il lago è una pattumiera e il Parco non interviene, l’amianto viene bruciato a cielo aperto e non ci sono politiche per l’energia pulita». «L’obiettivo è il numero zero — ha rilevato Massimo Mencarini di Medicina democratica — : zero rifiuti, zero inquinamento, zero cancro. Le associazioni della Rete possono marciare separati ma colpire insieme». «Siamo tutti volontari che dedicano il tempo libero al loro impegno — ha detto Daniela Bertolucci dell’Associazione per la Tutela Ambientale della Versilia — . Siamo riusciti a fare chiudere un inceneritore mentre nessun amministratore ha fatto nulla: con la Rete staremo ancora di più col fiato sul collo degli enti». Andrea Cecchini di Capezzano Vive ha annunciato invece che sarà inviata una lettera di risposta all’assessore regionale Daniela Scaramuccia che aveva affermato che la causa dell’elevata mortalità da tumori in Versilia era da attribuirsi allo stile di vita godereccio: la Rete contesta il fatto che ancora non si conoscono i risultati dell’indagine epidemiologica commissionata dalla Regione. «Già nel 2010 — ha affermato Jacopo Simonetta degli Amici della terra — avevamo lanciato l’allarme per l’approvvigionamento idrico e i fatti ci stanno dando ragione. Ora ci occupiamo del lapideo: sta crescendo l’attività di cava mentre diminuisce l’attività manifatturiera che compensava gli svantaggi. Abbiamo presentato i nostri dati ma nessuno ci ha risposto: la cosa più snervante è proprio questa». Ma la denuncia più pesante è stata fatta da Luca Coluccini di Pedona Ambiente e Salute: «Su invito del prefetto abbiamo raccolto dati epidemiologici sugli abitanti della zona per accertare i danni da elettrosmog: dal 1991 ad oggi un giovane è morto di leucemia e ci sono state altri tre decessi sospetti in paese, fra cui quello di una bambina di tre anni. Come si spiega un simile picco di tumori? I dati Arpat sono lacunosi, si doveva fare una bonifica e invece le antenne sono aumentate, il Comune era obbligato a fare un monitoraggio ma non lo ha eseguito: chiediamo che siano trovati siti isolati alternativi per installare i ripetitori e di essere esonerati dal pagamento dell’Imu per i danni che subiamo». «Incontriamo sempre un muro di gomma quando ci confrontiamo con Comune, Provincia o Arpat», ha rimarcato Emilio Cecchini di Salviamo Viareggio, che ha portato ad esempio il caso delle polveri Pm10: «I dati sono preccupanti ma non si fa nulla: si pensa che vengano da Milano? E poi: perché non si controllano le emissioni delle serre?».
MOLTI sono stati gli interventi. «Tutta la Versilia dovrebbe essere inserita fra i Sin (Siti di interesse nazionale) per le condizioni di degrado del territorio e l’elevata mortalità — ha esordito Antonio Dalle Mura di Italia Nostra — . L’intera Viareggio si avvia a diventare un ecomostro. Il lago è una pattumiera e il Parco non interviene, l’amianto viene bruciato a cielo aperto e non ci sono politiche per l’energia pulita». «L’obiettivo è il numero zero — ha rilevato Massimo Mencarini di Medicina democratica — : zero rifiuti, zero inquinamento, zero cancro. Le associazioni della Rete possono marciare separati ma colpire insieme». «Siamo tutti volontari che dedicano il tempo libero al loro impegno — ha detto Daniela Bertolucci dell’Associazione per la Tutela Ambientale della Versilia — . Siamo riusciti a fare chiudere un inceneritore mentre nessun amministratore ha fatto nulla: con la Rete staremo ancora di più col fiato sul collo degli enti». Andrea Cecchini di Capezzano Vive ha annunciato invece che sarà inviata una lettera di risposta all’assessore regionale Daniela Scaramuccia che aveva affermato che la causa dell’elevata mortalità da tumori in Versilia era da attribuirsi allo stile di vita godereccio: la Rete contesta il fatto che ancora non si conoscono i risultati dell’indagine epidemiologica commissionata dalla Regione. «Già nel 2010 — ha affermato Jacopo Simonetta degli Amici della terra — avevamo lanciato l’allarme per l’approvvigionamento idrico e i fatti ci stanno dando ragione. Ora ci occupiamo del lapideo: sta crescendo l’attività di cava mentre diminuisce l’attività manifatturiera che compensava gli svantaggi. Abbiamo presentato i nostri dati ma nessuno ci ha risposto: la cosa più snervante è proprio questa». Ma la denuncia più pesante è stata fatta da Luca Coluccini di Pedona Ambiente e Salute: «Su invito del prefetto abbiamo raccolto dati epidemiologici sugli abitanti della zona per accertare i danni da elettrosmog: dal 1991 ad oggi un giovane è morto di leucemia e ci sono state altri tre decessi sospetti in paese, fra cui quello di una bambina di tre anni. Come si spiega un simile picco di tumori? I dati Arpat sono lacunosi, si doveva fare una bonifica e invece le antenne sono aumentate, il Comune era obbligato a fare un monitoraggio ma non lo ha eseguito: chiediamo che siano trovati siti isolati alternativi per installare i ripetitori e di essere esonerati dal pagamento dell’Imu per i danni che subiamo». «Incontriamo sempre un muro di gomma quando ci confrontiamo con Comune, Provincia o Arpat», ha rimarcato Emilio Cecchini di Salviamo Viareggio, che ha portato ad esempio il caso delle polveri Pm10: «I dati sono preccupanti ma non si fa nulla: si pensa che vengano da Milano? E poi: perché non si controllano le emissioni delle serre?».
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