Da Il Fatto Quotidiano
Non possiamo dire di no al Tav
perché abbiamo preso impegni con la Francia”. In tanti, sul
versante italiano,
spiegavano così la decisione del governo Monti di andare avanti
con la grande
opera. Ma ieri ecco la sorpresa: Le Figaro annuncia che la
Francia si prepara a
riesaminare dieci progetti di linee ad alta velocità. “Lo Stato
– scrive il
quotidiano – ha previsto una serie di progetti senza averne
fissato i
finanziamenti . Il governo non avrà altra scelta che rinunciare
ad alcune
opzioni”. Non una voce di corridoio, ma parole del ministro del
Bilancio,
Jerome Cahuzac. Secondo Le Figaro, sotto esame ci sarebbero la
Nizza-Marsiglia,
la Rennes-Brest e la Torino-Lione. Certo, quest’ultima creerebbe
qualche
problema, per via degli impegni con l’Italia, ma sarebbe
“squalificata per il
suo costo (12 miliardi di euro)”. Non solo: c’è anche il calo su
quella tratta
nel “trasporto merci, sceso a 4 milioni di tonnellate contro gli
11 di
vent’anni fa”.
Una notizia che, ovviamente, in
Italia ha creato un terremoto. Dopo anni di battaglie. E dopo
che il governo
Monti a marzo ha risposto a muso duro che l’opera è
indispensabile e ci sono
impegni presi con la Francia.
Fonti del governo italiano
cancellano i dubbi e cerchiano di rosso un appuntamento
fondamentale, dopo che
palazzo Chigi ha chiesto un chiarimento all’ambasciatore
francese che ha
cercato di tranquillizzare Roma: “In autunno ci sarà un
bilaterale
Francia-Italia sul Tav, proprio a Lione. Sarà un incontro molto
importante”.
Dalla Francia, però, arrivano solo mezze smentite:
sull’eventuale stop del
“progetto della Torino-Lione non bisogna trarre conclusioni
affrettate”, dicono
dal ministero del Bilancio francese. Precisano: non c’è ancora
nessuna
rinuncia, ma soltanto “una missione che sta valutando la
correttezza degli
investimenti pubblici”. E aggiungono: “C’è ancora tempo. Molti
progetti di
linee ad alta velocità sono previsti oltre il 2017”. Difficile
capire se la
Torino-Lione ne faccia parte. Il punto è che, fanno notare al
ministero del
Bilancio, “numerosi progetti annunciati dallo scorso governo (il
centrodestra
di Sarkozy, ndr) non sono stati sufficientemente preparati e i
costi sono stati
sottovalutati”. Un minimo più rassicurante per i fan della
Torino-Lione è
Bernard Soulage, responsabile Trasporti dei socialisti francesi:
“La linea non
sarà rimessa in questione per via degli accordi presi a livello
internazionale
e degli impegni del presidente Francois Hollande”. Strana
storia: italiani e
francesi sostengono di dover proseguire l’opera anche per via
degli impegni
reciprocamente assunti. Ma forse la verità non è tutta nelle
dichiarazioni
ufficiali. A Parigi, nei corridoi della politica, più d’uno
sostiene che il Tav
non scaldi il cuore di Hollande.
Secondo qualcuno, però,
l’eventuale
retromarcia dei francesi potrebbe essere una tattica per
ottenere un aiuto da
Bruxelles. Questa settimana si discute l’aumento di bilancio
europeo che tanti
paesi aspettano. Poi a ottobre dovrebbe arrivare l’approvazione
dei project
bond per le grandi infrastrutture. A palazzo Chigi non sono
eccessivamente
preoccupati, ma fanno sapere che il progetto è valido soltanto
se svolto
insieme: “Rispettiamo i pensieri e anche i ripensamenti di un
altro Stato, ma
noi continuiamo a credere che l’opera sia necessaria e non ci
debba essere
alcun passo indietro perché altrimenti perderemmo fondi europei
già stanziati.
É ovvio che qualora la Francia dovesse lasciarci soli, ma non ci
sembra questa
la circostanza, il Tav non sarebbe più possibile. E ci
comporteremo di
conseguenza”. Al ministero per lo Sviluppo economico di Corrado
Passera, che
segue da diretto interessato la vicenda, raccontano la genesi
dei movimenti
francesi: “Il nuovo governo ha nominato una commissione per
analizzare i vari
progetti infrastrutturali per capire le disponibilità
finanziarie, ma non hanno
preso alcuna decisione. Sanno che è impossibile fermare un'opera
del genere, e
noi continueremo a fare la nostra parte”. Mario Virano, il
Commissario
straordinario per il Tav, giura e spergiura: “É una tempesta in
un bicchier
d’acqua. Le autorità francesi mi hanno assicurato che si va
avanti”. Forse non
è tutto così semplice. Come ha raccontato mesi fa il Fatto,
l’Agenzia Nazionale
per l’Ambiente francese (un soggetto pubblico, quindi) sostiene
che “il
dossier” sulla Lione-Torino “ha un carattere incompleto… il suo
grado di
coerenza e di precisione è spesso inferiore a quello che ci si
potrebbe
attendere da uno studio di impatto riferito a un’opera di questa
portata”. Non
una bocciatura, ma tanti rimandi, questo sì.
Ferruccio Sansa
Carlo Tecce
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