Il capo della polizia Antonio Manganelli dice che è arrivato da parte
sua il momento delle scuse. La richiesta di scuse è un gesto che merita
sempre rispetto e quindi, per la parte che ci riguarda, le accogliamo.
Al tempo stesso però diciamo che questo messaggio di scuse è laconico e
tardivo, undici anni dopo i fatti e un giorno dopo la sentenza di
Cassazione, e ha bisogno d’essere accompagnato da azioni concrete.
Inoltre il dottor Manganelli non dice per che cosa chiede scusa. Per le
violenze alla scuola Diaz? Per i falsi nei verbali? Per la costruzione
di prove fasulle? O per i depistaggi e il boicottaggio sistematico,
pluriennale delle inchieste della magistratura? Forse per le promozioni
accordate ai dirigenti imputati? O per non averli sospesi dagli
incarichi né al momento del rinvio a giudizio né dopo le condanne di
secondo grado?
La verità è che il dottor Manganelli e il suo predecessore Gianni De
Gennaro sono i maggiori responsabili, sotto il profilo morale e
professionale, di tutto ciò che è accaduto nel caso Diaz fra la notte
dei manganelli (21 luglio 2001) e il pomeriggio della Cassazione (5
luglio 2012), sono quindi responsabili di una condotta inaccettabile per
una polizia democratica. Crediamo che il dottor Manganelli e il dottor
De Gennaro, nel frattempo addirittura assurto a ruoli di governo,
abbiano una via maestra da seguire, se vogliono dare un contributo alla
credibilità della polizia e delle istituzioni: le dimissioni dai
rispettivi incarichi.
La sentenza Diaz ha creato un autentico terremoto ai piani alti della
polizia di stato e ha dato avvio a una fase nuova, che deve portare a
una riforma democratica dei nostri apparati di sicurezza. Alcuni
provvedimenti sono ormai urgenti:
Una seria legge sulla tortura;
L’obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare codici alfanumerici che li rendano riconoscibili;
La cancellazione della riserva del 100% dei posti in polizia a chi presta servizio militare volontario.
La creazione di un’istituzione indipendente di tutela dei diritti umani, con poteri di indagine e di intervento disciplinare.
L’obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare codici alfanumerici che li rendano riconoscibili;
La cancellazione della riserva del 100% dei posti in polizia a chi presta servizio militare volontario.
La creazione di un’istituzione indipendente di tutela dei diritti umani, con poteri di indagine e di intervento disciplinare.
Comitato Verità e Giustizia per Genova, 6 luglio 2012
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