Che fine hanno fatto i 198 fusti di monossido di cobalto e molibdeno finiti in mare dalla nave cargo Grimaldi Lines durante la mareggiata del 17 dicembre scorso a poche miglia dal litorale toscano? Perchè la Eurocargo Venezia era in viaggio nonostante un mare forza 10 mentre la maggior parte delle navi avevano interrotto la navigazione? E ancora: perchè nessuno ha informato i residenti della costa labronica? Ma soprattutto, perchè solo a distanza di 17 giorni la Capitaneria di Porto di Livorno dirama la notizia della presenza di queste sostanze altamente tossiche ai pescatori locali?
Il 2 gennaio scorso con due paginette scarne, il Ministero dei Trasporti comunica ai pescatori che potrebbero imbattersi in conteniutori pericolosi e fornisce loro le indicazioni da seguire per maneggiare le sostanze nocive. Ai residenti della Toscana, invece, non è ancora stato comunicato ufficialmente niente.
Eppure queste 45 tonnellate di cobalto sono finite a pochi chilometri dalla costa livornese, nel cuore dell’arcipelago toscano, a due passi dall’isola di Gorgona e a poche miglia dalla Corsica.
Ma sulla vicenda della nave cargo Venezia della flotta Grimaldi Lines, partita dal porto di Catania con a bordo catalizzatori provenineti dal polo petrolchimico di Priolo Gargallo di Siracusa e appartenenti ad una ditta lussemburghese, ci sono molti, troppi lati oscuri.
Ad esempio, non è stato ancora chiarito il perchè l’allarme sulla perdita del carico sia stato dato così tardi.
Il fatto è avvenuto all’alba del 17 dicembre e il primo vertice in Prefettura a Livorno al quale hanno partecipato l’assessore regionale alla salute, Daniela Scaramuccia, la Provincia, la Capitaneria, l’Arpat, l’Ispra, Istituto Zooprofilattico di Pisa, i Vigili del fuoco e la Asl, si è svolto solo il 30 dicembre. Ben 13 giorni dopo. Anche questo è un aspetto strano. Perché è trascorso così tanto tempo?
E le ricerche del materiale sono state effettuate? La Capitaneria di porto ha messo in volo l’elicottero e in perlustrazione delle motovedette ma dei fusti nessuna traccia. Dal documento inviato ai pescatori, i 198 contenitori di cobalto di 200 litri ciascunosarebbero ad una profondità variabile tra i 120 e 600 metri.
Dunque difficili da individuare con l’elicottero. Ed intanto la bomba ecologica rimane in fondo al mare.
Francesco, 52 anni pescatore di Livorno, lei e i suoi colleghi come siete venuti a conoscenza dell’incidente avvenuto alla nave cargo Venezia e dei bidoni tossici finiti in mare al largo di Gorgona?
“Dal giornale locale, Il Tirreno”
Ma la notizia non mi sembra che la sorprenda…
“No. Non è la prima volta che vengono “persi” o gettati in mare davanti alla costa livornese e in prossimità dell’Arcipelago Toscano bidoni contenenti sostanze tossiche. Non bisogna andare molto a largo delle nostre coste per imbattersi in questi fusti. Già a 70 o 80 metri di profondità, a 1 o 2 miglia dalla costa, tra il fanale di Vada e l’isola di Gorgona, il fondale è disseminato di fusti contenenti sostanze irritanti.
Capita spesso che le rimangono impigliati nelle reti?
“Molto spesso. Più di quanto non si possa immaginare”
Lei ha mai pescato un fusto con materiale tossico?
“Sì, proprio tra il faro di Vada e Gorgona. Ho tirato a bordo dei fusti con dentro una sostanza rossa particolarmente irritante. Sembrava scarto di vernice, era molliccia. Mi bruciavano le mani, le braccia e persino gli occhi. Mi sono dovuto lavare tante, tante volte e continuavo ad avvertire dolore e prurito. Anche in quell’occasione ho denunciato tutto alle autorità competenti”
Ma lei e i suoi colleghi pescatori, denunciate sempre questi ritrovamenti anomali? E a chi?
“Certo,ogni volta. Lo comunichiamo alla Capitaneria o alla Asl ma non succede mai niente. Il silenzio.Ci ringraziano ma tutto rimane come prima. E i contenitori in fondo al mare. Come per questo incidente..se non fosse stato per la stampa, nessuno di noi avrebbe mai saputo niente. Noi gente di mare siamo a conoscenza da anni che le navi scaricano il materiale scomodo in questo tratto di mare. Sono scarti industriali ma anche militari”
Perchè proprio qui?
” Sul banco di Santa Lucia e la Gorgona, dove la nave Venazia della Grimaldi Lines ha perso il carico di cobalto, il mare arriva ad una profondità di 600 metri ed ha un fondale fangoso. Tutta sabbia, per capirsi. Quindi quando i fusti toccano il fondo, sprofondano e vengono immediatamente ricoperti dalle correnti e dalle mareggiate sucessive, da strati e strati di sabbia”
Vuol dire che è impossibile ritrovare questi 200 fusti di cobalto…
“Beh, sì. Credo proprio che sia improbabile.Dobbiamo aspettare che il mare corroda i fusti e disperda questi metalli pesanti nell’acqua”
Ma l’inquinamento avrà dimensioni enormi…
“Quando mi trovo a calare le reti ad una profondità di 200 metri per pescare scampi o paranza, in prossimità delle acque dell’isola di Gorgona, avverto un fastidioso pizzicore alle mani. Questo avviene in particolar modo d’estate. Non so perchè, ma io credo che dipenda dal fatto che l’acqua è più calda, ribolle. E forse si avverte di più la presenza di sostanze irritanti..”
Assieme ai fusti, metalli corrosi e reperti archeologici, lei si è imbattuto anche in blocchi di cemento ancorati al fondale..
“Davanti a Gorgona ad una profondità di 250 metri c’è un’enorme scatola, o meglio un grosso blocco di cemento armato ancorato al fondale. E’ impossibile da tirare su perchè chi lo ha abbandonato, lo ha anche bloccato al fondo del mare. E rimarrà per sempre lì”.
La Procura della Repubblica di Livorno ha aperto un fascicolo sull’incidente della nave cargo Venezia, inscrivendo al momento nel registro degli indagati il comandante, Pietro Colotto.
Ecco il documento della Capitaneria di Porto:
- Mercoledì 4 Gennaio 2012
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