Leggiamo su l'Altracittà e riprendiamo:
Sono ormai 5 giorni che Antonio Ginetti fa lo sciopero della fame.
Antonio è un militante No Tav e un attivista di tante battaglie, che
venne arrestato a Pistoia lo scorso gennaio con accuse pesanti e
incredibili. Il carcere è stato presto trasformato in arresti
domiciliari, e sembrava una buona notizia. In questi mesi però il
giudice torinese non ha voluto alleggerire la misura cautelare perché
mancherebbe “presa di coscienza e di critica di quanto commesso”.
Logico, dato che Antonio si è sempre dichiarato estraneo ai reati
contestati. Ancora, la sua richiesta di un permesso ad uscire per poter
lavorare – Ginetti ha una ditta individuale – è stata respinta con la
motivazione che: “la dichiarazione di non aver nè orari nè sede rende
l’attività incompatibile con la misura domiciliare”. Ma di cosa vive una
persona che non può lavorare?
Ecco perché Ginetti ha iniziato lo sciopero della fame, “l’unico
strumento in mio possesso per oppormi a questo che considero unicamente
un accanimento repressivo”.
Scriveva ieri Antonio:
domenica 13 maggio
inizia il 4° giorno dello sciopero della fame.
Per adesso pare non importi niente a nessuno.
Per quanto mi riguarda non ho da andare a lavorare e non ho da fare
altro, per cui posso andare avanti tranquillamente fino a quando mi
dovranno considerare.
Il tempo è a mio favore.
Loro hanno l’indifferenza e l’oblio in cui cercano di far morire tutte le opposizioni, io ho solo il mio corpo.
Vedremo se, come blaterano tanto, sono interessati alle persone… o non gliene frega niente di noi.
Per quanto mi riguarda, chi mi conosce sa che quando mi impegno in
qualcosa non torno indietro facilmente, almeno fin quando non ho
ottenuto il risultato che cercavo.
Ho subito violenze assai più grandi e le ho vinte.
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