sabato 8 ottobre 2011

Giulietto Chiesa: "Imparare a informarsi per uscire dalla crisi".

Vi proponiamo il resoconto dell'intervento di Giulietto Chiesa, tenuto venerdì in occasione del Festival "Un Futuro Migliore", di cui vi avevamo dato notizia. Il resoconto è apparso sul sito web del quotidiano indipendente Pisa notizie:


Presso l’aula Magna della Facoltà di Scienze nel pomeriggio di ieri (venerdì 7 ottobre) Giulietto Chiesa, giornalista ed ex corrispondente da Mosca della Rai, ha parlato di informazione e di come quest'ultima stia cambiando con l’utilizzo di internet e delle nuove tecnologie digitali nell'ambito del festival "Un Futuro Migliore", organizzato dall'Associazione Creta di Pisa.

Lo hanno preceduto e poi seguito, nell'ordine, Pino Strano della Rete dei cittadini ed Enrico Santus della rivista universitaria "Aeolo", che hanno illustrato al pubblico presente due esempi concreti di informazione nata dal basso.

Chiesa ha aperto il suo intervento andando subito al cuore della questione: "Il centro del potere mondiale è in mano a chi controlla l'informazione. Come dire, 'chi tocca i fili muore' per chiunque volesse ledere con la sua libera iniziativa questo assunto. Ma il punto è determinante e riguarda la sopravvivenza stessa di coloro che vivranno in questo mondo nei prossimi 25 anni".

"Siamo gli abitanti - ha poi specificato - di un pianeta in cui molti credono di vivere nella realtà, e invece vivono nella virtualità, ovvero in Matrix".

Il discorso, secondo Chiesa, riguarda l'esercizio stesso della democrazia, per il quale l'informazione dovrebbe rappresentare un riferimento continuo: "La stragrande maggioranza del Paese non sa nulla di quello che sta accadendo. Non ci potrà mai essere democrazia, se coloro che la devono esercitare sono ignari del luogo dove vivono. Dunque, la prima domanda alla quale dobbiamo rispondere è: dove viviamo?".

"Da cittadini, nel corso di mezzo secolo - ha spiegato così Chiesa - siamo stati trasformati in consumatori, comprati e venduti tutti i giorni. Noi siamo 'contatto televisivo umano' e come tali veniamo acquistati a pacchetti".

La questione, secondo il giornalista, non riguarda solo la condizione dei cittadini, ma è riconducibile a un quadro ben più ampio che ha le sue origini nella seconda metà del Ventesimo Secolo, quando il capitalismo mondiale ha eretto una serie di strategie di difesa contro le forze a esso antagoniste: "Tutto è stato calcolato, programmato, realizzato: andate a leggere il "Memorandum Powell" del 1971 (dove l'avvocato della Camera del Commercio degli Stati Uniti sintetizza in poche pagine l’origine dell’attacco al Sistema della Libera Impresa e propone una serie di soluzioni da attuare, ndr.), lì c'è già scritta ogni cosa. Scoprirete così che il programma di conquista rivolto dalla 'libera impresa' all'informazione si è del tutto realizzato. L'essere umano da 'homo legens' è stato trasformato in 'homo videns' e per uscire da questa condizione l'unica salvezza è acquisire consapevolezza, imparare a informarsi".

Da qui, dunque, una prima deduzione: "La rete non è il luogo della sapienza. Piuttosto è uno spazio dove si trovano enormi quantità d'informazioni, ma senza alcuna qualità 'reale'. La rete infatti non insegna a studiare, non ha in sé gli strumenti per insegnare la scelta, il metodo".

E, allo stesso tempo, il bisogno di fare chiarezza rispetto a certi "pericolosi luoghi comuni": "Bisogna liberarsi da una serie di illusioni: le tecnologie non renderanno mai l'uomo libero, perché esse hanno dei padroni e questi le usano secondo i loro interessi. Internet, in sintesi, è una 'struttura proprietaria'. Quando si dice che internet è 'uno spazio di libertà' si commette un errore politico".

Poi, l'analisi di Chiesa si sposta sulla fase attuale: "Siamo in un momento di transizione. La televisione si sta trasferendo nella rete. Lo strumento di controllo di massa per eccellenza sta traslocando armi e bagagli sui nostri computer".

In chiusura, Giulietto Chiesa concentra la sua attenzione sui movimenti di contestazione che a livello mondiale stanno portando nelle piazze la loro voce di dissenso verso la crisi che attanaglia le loro esistenze, anche in riferimento al prossimo appuntamento romano del 15 ottobre prossimo: "Ci sono le avvisaglie di primi sintomi di risveglio, soprattutto da parte di chi ha detto: 'noi non paghiamo il debito'. E perché lo ha detto? Perché ha preso coscienza di quanto sta accadendo alla nostra nazione e al mondo intero. La recessione avanza inesorabile. Da parte nostra, molti di noi sanno solo che c'è questo enorme debito da pagare; ma come ne possono discutere se non ne conoscono la causa, la composizione, le conseguenze? Solo sapendo si può decidere della propria vita. Ed è per questo che chi sa, ha potuto dire con consapevolezza: 'io non pago'. Sono le persone che in virtù del loro 'sapere' potranno riaprire il conflitto sociale, in risposta a una crisi che, a confronto, quella del '29 sembrerà uno scherzo da bambini".

Qui trovate l'originale.

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