mercoledì 28 dicembre 2011

Castelfranco di Sotto, la Provincia autorizza la costruzione dell'inceneritore.

L'avvocato dell'Unione Inquilini della Valdarno Inferiore Luca Scarselli ha annunciato che la Provincia di Pisa ha dato il via libera alla costruzione del tanto discusso pirogassificatore a Castelfranco di Sotto, il tutto in barba alle dimostrazioni di forte contrarietà della popolazione.

Questo è il comunicato stampa rilasciato dall'avvocato Scarselli:

Siamo sfortunatamente venuti a sapere che il 23 dicembre la Provincia di Pisa ha autorizzato l'istallazione dell'impianto di incenerimento di Castelfranco di sotto. Così, pensiamo di avere finalmente compreso le dichiarazioni del Presidente della Provincia di Pisa che preannunciava azioni legali.

Difatti, i dubbi che avevamo avuto sono stati confermati: da una parte, la Provincia di Pisa preannunciava fantomatiche azioni legali; dall'altra, però, si preparava ad autorizzare l'impianto.

Ci chiediamo allora cosa sia servita anche l'approvazione delle due mozioni avvenute in Consiglio Provinciale il 13 Dicembre scorso o cosa sia servito il processo partecipativo tanto decantato.

E se non sono significate niente le 4.200 firme raccolte contro la costruzione dell'impianto e le due manifestazioni che si sono svolte il 29 gennaio ed il 10 Dicembre scorso.

Ci duole vedere che sembra di assistere all'ennesimo “teatrino della politica” troppo impegnata a cercare di salvare la faccia; invece, di impegnarsi appieno per una seria politica ambientale. E ci duole anche dover pronunciare simili parole, ma che reputiamo doverose in queste circostanze.

Però, indipendentemente da tutto quello che è accaduto noi continueremo con più forza di prima nella nostra lotta, ed i fatti che sono successi sono solamente un ulteriore stimolo ad andare avanti.

Nella speranza della pubblicazione del presente comunicato stampa porgiamo i più cordiali saluti

Avv. Luca Scarselli

Sezione Valdarno Inferiore

Unione Inquilini Pisa

lunedì 19 dicembre 2011

Allarme di Italia Nostra: "Con il cantiere Tav rischiano molte opere, non solo il David."

"Con le vibrazioni dei lavori per il tunnel Tav a Firenze, non corre un grave rischio solo il David di Michelangelo, ma anche decine di altre opere in restauro nel laboratorio dell'Opificio delle Pietre Dure, che si trova alla Fortezza da Basso, cioé proprio dove passeranno gli scavi: tra queste ci sono capolavori come l'Adorazione dei Magi di Leonardo, la Croce di Giotto, L'ultima cena del Vasari".
A lanciare l'allarme, oggi a Firenze, è stata un'esponente di Italia Nostra, restauratrice agli Uffizi, Maria Rita Signorini. Italia Nostra potrebbe presentare una denuncia. Se, infatti, "come ha paventato l'architetto Fernando De Simone - ha spiegato Signorini - esistono serie possibilità che il David sia danneggiato dalle vibrazioni legate ai lavori Tav, pur trovandosi l'Accademia alcune centinaia di metri dal luogo degli scavi, figuriamoci cosa può succedere alle opere sotto restauro che si trovano all'Opificio, uno dei centri di eccellenza mondiale nel campo del restauro".
Il laboratorio sorge in un'ala della Fortezza da Basso, sotto due bastioni della quale passerà il tunnel: in pratica, proprio sopra un epicentro delle vibrazioni. A confermare l'allarme per l'Opificio ed i suoi preziosi 'ospiti' è anche un architetto dell'ente, Alberta Zuffanelli: "Il rischio vibrazioni è concreto - ha detto durante lo stesso incontro -, tanto è vero che proprio in questi giorni le ditte incaricate di raccogliere i testimoniali sulle condizioni delle strutture a rischio danni si trovano a lavorare proprio da noi".
"Ma quello che è ancora più grave - aggiunge - è che con questo tunnel scompariranno i pozzi sotterranei dai quali l'Opificio attinge acqua per alimentare i sistemi di microclimatizzazione necessari a garantire alle opere che abbiamo in cura l'ambiente giusto per non essere danneggiate. Sistemi complessi - conclude l'architetto - per i quali nel corso degli anni sono stati spesi milioni di euro".
Fonte: ANSA

venerdì 16 dicembre 2011

Due riflessioni sulla Strage di Firenze.

Vi proponiamo due tra le tante riflessioni che sono comparse in questi giorni sul web a proposito dei tragici fatti di martedì. La prima, Gli orfani e i nobili, è del nostro amico e militante Miguel Martinez, mentre la seconda è opera dell'insigne medievalista fiorentino Franco Cardini.


Gli orfani e i nobili

di Miguel Martinez

La prima cosa che mi viene in mente riguardo alla strage di Firenze, è una sera di qualche anno fa, su uno di quei treni locali che fanno fluire e defluire le correnti più povere dell’incessante moto globale.

I viaggiatori che non si conoscono si chiudono in quello strano stato di incoscienza che è la norma di vita dell’occidentale.

I pendolari che si conoscono si raccontano storie di ufficio o di fabbrica, poi passano al grande Luogo Comune ipnoticamente generato dal videomondo condiviso, la fantasia industrialmente prodotta che ha sostituito volti, pane, aria e vita.

Calcio, Berlusconi, telefilm e tutto il teleresto, e avresti voglia di spruzzare loro un po’ d’acqua in faccia per risvegliarli, poi sai che è inutile: solo un’occasionale ferocia di tanto in tanto spezza quello stato incantato.

In fondo, mi aveva spiegato tutto la mia amica, che ogni mattina si alzava al buio a Casalpusterlengo, per andare a Milano: che quando i pendolari muoiono, mettono le loro ceneri in un piccolo trenino che segue per l’eternità gli stessi binari che percorrevano da vivi.

Stanchi, sudati, alcuni venditori ambulanti senegalesi salgono, carichi dei loro enormi borsoni. E’ un giorno qualunque di un mese qualunque per i pendolari, è Ramadan invece per loro.

Si siedono sui sedili liberi, in silenzio, e tirano fuori, ognuno, dei libretti stracciati.

E mentre i pendolari attorno a loro fanno finta di non vederli, o parlano di calcio e di lavoro, loro leggono.

Silenzioso come i pendolari e come loro, alle loro spalle, cerco di decifrare i libretti. Sono scritti in lettere arabe, ma sembrano scritte a mano, con ampi caratteri maghrebini.

“Dei fratelli con un unico scopo, decisi, fedeli e sinceri nella fratellanza, servitori dei compagni di strada.

Ciascuno di questi nobili appartiene a un alto rango, capace di proteggere l’aspirante contro il male di un ribelle perverso.

Ciascuno di loro è un grande direttore spirituale, un erudito e un probo. Certi di loro educano con versi e stati mistici.

Tra di loro, ce ne sono alcuni che elevano i loro discepoli, tutto il tempo, di un solo stato, ma altri educano e innalzano con segni efficaci.

Ciascuno di loro è un conoscitore sapiente, che conosce l’insieme delle malattie spirituali, preservando l’aspirante da diverse forme di male

Ciascuno di loro è nobile, generoso, devoto e saggio, e prodigo dei più preziosi consigli per tutti gli esseri umani

Guariscono l’anima da tutti i suoi vizi, con il loro fervore, avendo ricevuto dal Signore scienze altissime.

Rendendo disponibile le conoscenze della via degli “uomini di Allah” per tutti coloro che vi si vogliano sottomettere, per ispirazioni divine

Ciascuno di loro ha una cura molto elevato per ciò che si innalza, tutto il tempo verso l’Onnipotente che conferisce forza e illuminazione

Vedendo chiaramente ciò che è nascosto, tramite l’occhio del cuore, proprio come scruta e discerne ciò che è dissimulato nelle tenebre”.[1]

Gianluca Casseri ha ucciso per invidia.

Nota:

[1] Da Huqqal Bukka-u (“Esiste un motivo per piangere [i saggi defunti]?”) dello sheykh Ahmadou Bamba


Il caso fiorentino e la crisi europea


di Franco Cardini

Dinanzi al caso fiorentino – un omicida-suicida, l'estremista di destra Gianluca Casari, e due senegalesi morti che potrebbero diventare di più in quanto vi sono dei feriti in gravi condizioni – le due opposte tentazioni da respingere sono il semplicismo del “caso-limite” e la superficiale sistemazione dell'evento all'interno di una serialità ormai acclarata, che fa parte delle manifestazioni patologiche sì, ma in fondo “ordinarie” del nostro Occidente.
Le voci terrorizzate e angosciate, ma in fondo minimaliste, si sono fatte sentire per prime. E hanno formulato pareri giudiziosi: il Casari era un povero folle la condizione del quale era magari aggravata da cattive frequentazioni parapolitiche e pseudoculturali, l'esponente di una marginalità politica e umana che di solito resta confinata nei bassifondi e nelle cantine della nostra società e che purtroppo di rado riesce ad affiorare al disonore della cronaca con un gesto: magari, degli ammalati del “complesso di Erostrato”, il tizio che incendiò il tempio di Artemide in Efeso affinché il mondo lo conoscesse e parlasse di lui. E' stato questo, in fondo, forse il caso del norvegese Breivik, che ha avuto il tempo di rivestire la sua infame strage di logorroici sproloqui che definire ideologici equivale a far dell'eufemismo fuori luogo. Ma la posizione di chi la pensa così non è purtroppo convincente in quanto eccessi del genere, anche se non si traducono frequentemente in autentici delitti, cominciano a diventar un po' troppo comuni all'interno della nostra società. Il recente assalto al campo torinese di rom accusati a torto di un delitto che non avevano commesso è stato a un pelo dal trasformarsi a sua volta in un altro episodio raccapricciante di violenza. Né, d'altro canto, si può accettare che questi episodi, e la ferocia che ne costituisce la base e la radice, vengano accettati come se fossero normali o comunque in qualche modo comprensibili se non giustificabili in una società che appare provata e che si sente minacciata. Perché questa società, all'interno della quale qualcuno propone di trattare con sociologica comprensione il delitto (“si sentono minacciati, chissà forse lo sono davvero, quindi è normale se...”) è la stessa che non troppe generazioni or sono ha preteso di essere progredita e cresciuta imponendo l'habeas corpus, scrivendole carte dei Diritti dell'Uomo, abolendo pena di morte e tortura: e che ha ritenuto di poter giudicare e condannare i totalitarismi dalla sponda della sua conclamata superiorità morale proprio in quanto aveva raggiunto quegli irreversibili traguardi. Basta dunque un pericolo vero o supposto tale, per quanto grande sia, per indurre i paladini della libertà e dei diritti umani ad abbandonare i loro nobili ideali e a tornare alla cultura della repressione e magari dell' “aggressione preventiva”, che ha la spudoratezza di autoqualificarsi come misura di difesa?
Quel che intendo dire è che la condanna dei Breivik e dei Casari è pleonastica, è ovvia, ma non significa assolutamente nulla. I gesti dell'uno e nell'altro non sono affatto spuntati dal nulla come un fiore malefico nato non si sa né come né perché in un dolce profumato giardino: al contrario, le aiuole avvelenate nelle quali sono sbocciate quelle malefiche corolle sono state per anni, giorno per giorno, concimate dal letame di un odio considerato ammissibile e legittimo anche quando lo si riteneva non condivisibile e irrorate dall'acqua stregata del pregiudizio.
Assumiamoci quindi le nostre responsabilità: ciascuno di noi ne ha di che riempire ora una bella borsa, ora un pesante sacco. Non troppi mesi fa un esponente politico allora di spicco del passato governo, dinanzi allo spettacolo di alcuni poveri corpi che galleggiavano senza vita nel mare di Pantelleria, non esitò a invocare per il futuro un salutare intervento della marina militare, che mitragliasse e colasse a picco i cargos dei disperati provenienti dal continente africano. In un paese civile, tale affermazione avrebbe dovuto provocare un coro di indignazione e una serie di gesti di concreta rivolta contro la prospettiva che chi aveva osato pronunziare un'enormità del genere rimanesse anche un solo minuto di più a occupare un seggio di governo a spese della comunità tali da obbligare il presidente della repubblica a rimuoverlo d'autorità e ad allontanarlo dai pubblici incarichi. In Germania, pochi mesi fa – non nell'Ottocento romantico e nel rigoroso Reich del Kaiser Guglielmo – lo scandalo derivante dalla scoperta che un ministro aveva plagiato la sua tesi di laurea è stato tale da obbligarlo a dimettersi. Questi due episodi danno la misura della differenza tra situazione italiana e tedesca molto di più di qualunque spread.
Non basta ancora. Nel 2002 – vedete quanto lontane sono le radici della violenza? -, quando il governo Bush e i suoi complici stavano preparando l'aggressione all'Iraq, tra Manhattan e Firenze la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci seminava generosamente i semi dell'odio descrivendo un immaginario Islam tutto proteso a distruggere la nostra civiltà e reagendo – come allibito denunziava Tiziano Terzani, che della Fallaci era pur amico ed estimatore – con calci e sputi dinanzi alle repliche di chi non era d'accordo con lei. In tale occasione, intellettuali come Franco Zeffirelli si schierarono senza se e senza ma al fianco di Oriana minacciando addirittura d'incatenarsi sul Ponte Vecchio finché non fossero cessate manifestazioni “vergognose” come quelle degli extracomunitari che avevano drizzato una tenda di fronte al palazzo arcivescovile, a fianco del bel battistero di San Giovanni, identificando nel primate della Chiesa fiorentina colui che naturalmente avrebbe potuto difenderli, magari da solo, contro gli intollerabili soprusi dei quali erano vittime e che provenivano loro, spesso, da amministratori e da politici. Che quelle intollerabili offese alla dignità della persona umana fossero ben più gravi dell'attentato alla bellezza della più nobile piazza fiorentina costituita da quell'accampamento di senza-dimora, non sfiorò nemmeno per un istante né la coscienza cattolica di Zeffirelli, né quella laica e democratica della Fallaci.
La strada che ha condotto all'eccidio fiorentino è lastricata di queste pietre. Ma, finché la crisi socioeconomica non si è palesata in tutta la sua gravità – e ciò non è ancora del resto accaduto nemmeno in questi giorni -, queste manifestazioni d'intolleranza, questi incitamenti all'odio, sono stati confusi con legittime espressioni di libertà di pensiero. Ma quando un pregiudizio lungo, radicato e addirittura autorevolmente accettato e magari perfino sostenuto, dopo aver troppo tempo “pacificamente” allignato in una società che sottovalutandolo lo ha tollerato, esplode in una sinistra girandola di violenza, c'è sempre qualche anima bella disposta a meravigliarsi e perfino a indignarsi. Allora, però, è troppo tardi. E' un po' come le streghe e gli untori, all'esistenza dei quali si crede distrattamente finché arriva la peste: e allora essi diventano il capro espiatorio di una società che ha bisogno d'identificare il Nemico Metafisico, la causa unica o prevalente delle sue disgrazie.
Ecco perché il caso-Casari è molto più grave di quanto già non appaia dall'enormità del delitto del quale il giovane pistoiese si è reso responsabile. Perché esso costituisce la punta di un iceberg fatto di pregiudizio, d'ignoranza, di paura, di malafede e cresciuto per colpa di tutti noi: o perché lo abbiamo aiutato a crescere, o perché non siamo stati abbastanza lucidi ed energici da ostacolarlo in modo deciso ed efficace. Nei prossimi mesi, tutto sarà più difficile perché peggiori saranno le condizioni economiche. Sarebbero d'altro canto seri guai, se la coscienza dell'innocenza dei senegalesi dovesse nascere solo dalla compassione per i soprusi che hanno dovuto subìre. E più seri ancora se essi decidessero di organizzarsi per non subirne più. Ecco perché la stessa nobile solidarietà dimostrata dai commercianti fiorentini nei confronti delle vittime della furia omicida del Casari, per esemplare che sia, cela essa stessa un rischio: quella del generare fronti contrapposti e di alimentare la spirale della vendetta. E' così che cominciano le guerre civili.

giovedì 15 dicembre 2011

Strage di Firenze, sabato manifestazione della comunità Senegalese.

Quello che segue è il testo dell'appello per la manifestazione di sabato 17 dicembre indetta dal Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana. Alternativa Toscana aderisce ed invita la cittadinanza a partecipare in massa.

I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati, e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall’odio xenofobo, lucido e determinato. Tutti sono vittime della manifestazione estrema di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità.

La strage del 13 dicembre a Firenze necessita di una risposta ampia e plurale, che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano. E’ necessario che non ci si limiti all’abbraccio solidale verso la nostra comunità colpita ed alla partecipazione al nostro dolore solo per un giorno.

Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti insieme come si è costruito nel tempo il clima che rende possibile l’esplodere della violenza razzista come è avvenuto il 13 dicembre a Firenze e solo due giorni prima a Torino con il pogrom contro un insediamento Rom. Bisogna interrogarsi su come siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze “imprenditrici” del razzismo, ma anche gli atti istituzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell’ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie.

Chiediamo l’impegno di tutte e tutti per cambiare strada, intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona.

E’ necessario avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richiedenti asilo e dei profughi, eliminando i molti ostacoli istituzionali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia.

Occorre dare piena applicazione al dettato costituzionale e alle leggi ordinarie che consentono la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l’odio e si incita alla violenza xenofoba.

Bisogna che tutte le energie positive, che credono nella costruzione di una città e di un paese della convivenza e della solidarietà, si mobilitino unite per fare barriera contro l’inciviltà, il razzismo, l’intolleranza.

Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.

Facciamo un appello rivolto a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni, ad unirsi a noi, in una manifestazione ampia, partecipata, pacifica, non violenta e contro la violenza, di carattere nazionale.

Una manifestazione che segni una svolta e l’inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e capace di affermare in modo inequivocabile: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.

L’appuntamento è a Firenze sabato 17 dicembre alle ore 15, partenza da Piazza Dalmazia, arrivo Piazza Santa Maria Novella

Per adesioni: perMorperModou@gmail.com

Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana

martedì 13 dicembre 2011

Giornata di studi sul dissesto idrogeologico


Giovedì 15 dicembre, la Fondazione dei Geologi della Toscana ha organizzato una giornata di studi sui drammatici fatti di questo autunno intitolata Si può convivere con il dissesto idrogeologico? che si terrà nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Firenze in Piazza San Marco a partire dalle 9.
Nell'immagine qua sopra trovate i dettagli del programma.

lunedì 12 dicembre 2011

Al cinema Adriano il primo film sul Tav a Firenze

Lunedì 12 Dicembre 2011
ore 21,00
proiezione del primo episodio di
“SOTTO, SOTTO”

Si tratta di un film, o meglio, di una “docufiction” prodotta dal Comitato che si oppone al sottoattraversamento TAV.
L'opera sarà articolata in 4 episodi, tutti diretti dal regista fiorentino Eugenio Rigacci. Quello che sarà proiettato è il primo episodio dal titolo "Ma Quando Arrivi?".

Nel corso della serata saranno presentate le ultime ricerche dei nostri tecnici, in particolare quelle di Massimo Perini sulla pessima progettazione del sottoattraversamento; sarà illustrata da Giorgio Pizziolo la proposta di superficie con tutti i vantaggi per la città e la mobilità.

A completare l'incontro le divertenti creazioni sonore sul tema TAV del gruppo “CROZIP+”.

Il leader delle Ferrovie Mauro Moretti ha definito fessi quelli che criticano questo progetto; in effetti dedicare tanto tempo a capire il senso di un progetto sbagliato non è il massimo che si può chiedere dalla vita, ma c'è una passione politica e morale che impone di lottare contro questo spreco di risorse, soprattutto in un periodo in cui i soliti noti sono chiamati a salvare il paese da un debito generato anche da grandi opere inutili come questi tunnel fiorentini.
Il lavorare assieme di tanti “fessi” non ha prodotto solo la denuncia di un'opera inutile, ma ha stimolato la creatività del gruppo che, dopo un progetto alternativo di mobilità su ferro, cerca in esperienze artistiche una compensazione al grigiore della politica istituzionale.
Insomma ci si è resi conto che da è fessi restare a casa ad aspettare che gli architetti del disastro continuino la loro folle opera.

Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze
Contatti:notavfirenze@gmail.com 338 3092948

sabato 10 dicembre 2011

Presentazione del libro "Autopsia della politica italiana".

per Unaltracittà - lista di cittadinanza Democrazia Km Zero
nell'ambito del ciclo di appuntamenti per approfondire
i temi della crisi economica e finanziaria

organizza l'incontro


Europa tossica: crisi del capitalismo, crisi del debito, crisi della politica

Autopsia della politica italiana

con gli autori Cristiano Lucchi e Gianni Sinni e l'intervento di Vittorio Alvino, presidente di openpolis.

introduce Ornella De Zordo

martedì 13 dicembre, ore 16:30
Palazzo Vecchio, 3° piano, Sala delle Miniature


Autopsia della politica italiana è una raccolta di di 38 vivaci e rigorose infografiche che accompagnano cittadini e lettori in un percorso di approfondimento degli sprechi e dei costi del sistema politico-istituzionale italiano. Prima uscita della nuova collana “Atlanti civili” fa emergere con chiarezza l’azione perversa di una Casta – politici, amministratori e relativo sottobosco – che ogni anno costa ai contribuenti la cifra astronomica di 23 miliardi di euro. Sotto i riflettori un Sistema che negli ultimi anni ha contribuito in maniera determinante al progressivo declino dell’intero paese: sprechi e privilegi; corruzione ed evasione fiscale; indennità, consulenze e appalti esorbitanti; l’inganno dei derivati, il conflitto di interessi e l’assenza di trasparenza; i costi degli Enti locali, delle Agenzie, delle consulenze fino alla computazione degli oneri verso lo Stato del Vaticano. Ad emergere è il distacco enorme tra la Casta e il Paese reale, tra i politici di professione e cittadini indignati a cui è sempre più necessario dotarsi di informazioni in grado di restituire compiutamente il disastro culturale, politico ed economico a cui è costretto il nostro Paese.



venerdì 9 dicembre 2011

Privatizzazione Ataf, per De Zordo e Grassi è una svendita

ATAF, GRASSI E DE ZORDO : “SOCIETA’ IN S-VENDITA A 8 MILIONI DI EURO E DAGLI ABBONAMENTI VENDUTI SU GROUPALIA SI INCASSA SOLO UN QUARTO DEL PREZZO.”

L’audizione del Presidente Bonaccorsi conferma la nostra contrarietà alla privatizzazione

“Società in s-vendita a 8 milioni di euro: questa la stima che il Presidente Bonaccorsi ha dichiarato questa mattina in Commissione Controllo.” – affermano i Consiglieri comunali Ornella De Zordo di perUnaltracittà e Tommaso Grassi di Sinistra e Cittadinanza.

“Ci chiediamo da dove esca un valore così basso per la vendita dell’intero pacchetto delle quote della società ATAF Gestioni srl che comprende non solo i mezzi e gran parte della forza lavoro di ATAF ma anche le partecipazioni attualmente detenute in GEST Spa, Linea Spa, Opi-Tec Spa, Ti Informa scrl, Firenze City Sightseeing srl, I-Mago Spa, Ataf e linea Scarl, LFI spa, SIGER srl.”

“Ci sembra una vera e propria svendita che non solo penalizza, attraverso la privatizzazione, lavoratori e utenti ma impoverisce l’Amministrazione comunale che tende evidentemente a far cassa: sembra che la parola d’ordine sia ‘pochi, maledetti e subito’.”

“Saranno sicuramente pochi quelli che entreranno nelle casse di ATAF dalla nuova operazione d’immagine che il Presidente Bonaccorsi ha intrapreso e con la quale per il mese di dicembre si offrono abbonamenti del valore di 39 € a 17 €. A fronte dei 17 € incassati da Groupalia, ATAF ne riceverà solo il 50% al netto di IVA. Se questa uscita vuol far fare bella figura all’attuale gestione di ATAF diciamo subito che è un vero flop anche perché vorremmo sapere quanti carnet ribassati sono stati resi disponibili e non vorremmo che questa trovata servisse semplicemente per riqualificare l’immagine della tanto criticata gestione societaria.”

“Quanto alla ribadita non partecipazione del Comune alla gara regionale risulta bizzarro che prima ancora che i dettagli della gara stessa siano definiti il Sindaco di Firenze dichiari di non parteciparvi a causa dei parametri sfavorevoli per la Città. E’ stando all’interno del tavolo che decide il futuro della gara che i parametri potranno essere discussi e contrattati. Anche qui in realtà sembra che la decisione di vendere per far cassa sia l’unica spinta che guida il Comune e che la gara regionale sia presa a pretesto per le vendite delle quote.”

“Ribadiamo che vendere le quote di ATAF è una scelta sbagliata, nociva per i dipendenti dell’azienda e per l’intera Città.” – concludono Grassi e De Zordo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Lettera di un simpatizzante fiorentino a Giulietto Chiesa

Uscire dall'euro? Lettera a Giulietto Chiesa


Seguo Giulietto Chiesa da qualche anno, ed a parte le sue idee, le sue inchieste e le sue battaglie che mi trovano concorde, dal lato umano mi ispira fiducia (nonostante io lo abbia visto solo attraverso il video). Conosco Megachip e sono interessato a tutte le tematiche che affrontate. Sono d’accordo che questo sistema sia finito, saturo, e che bisogni trovare nuove “Alternative” per la nostra vita. Sono anni che cerco di parlarne e spronare i miei amici, conoscenti, familiari, ma non è per niente facile coinvolgerli sul serio, nonostante che si rendano perfettamente conto che la situazione è molto delicata e che le prospettive future spaventino e non poco. Sono pienamente d’accordo sul “non pagare il debito”, pur pensando alle conseguenze che questa decisione così importante possa avere. Ma credo che restando nell’Euro, le conseguenze ed il futuro sarebbero e saranno molto peggiori. E poi, l’idea di essere considerato un “consumatore”, un codice fiscale o addirittura un “codice a barre”… con presente e passato pesantemente influenzato dalle decisioni e dalle strategie stabilite a tavolino dai signori del “dietro le quinte”, mi fa davvero impazzire di rabbia. Io punterei molto su questo tema. Il “NON PAGARE IL DEBITO” potrebbe diventare davvero l’arma vincente di “Alternativa”. L’italiano, pur dormiente, sa che le cose così sono diventate insostenibili e che rischiamo sul serio di diventare un paese di terzo mondo. Ovviamente sono perfettamente consapevole che faranno di tutto per discreditarci e buttare fango sulle nostre tesi, che la lotta sarà dura, ma qui non stiamo parlando di vincere un privilegio o ottenere una concessione. Qui si parla di sopravvivenza della nostra Italia. Il “rischio ne vale altamente la candela”. E’ stato fatto un “golpe” di stato alla popolazione non solo italiana, ma europea. E questo iniziando dal Trattato di Maastricht, proseguendo con l’entrata nell’Euro e finendo con il Trattato di Lisbona. La maggior parte della popolazione nemmeno conosce i contenuti del Trattato di Lisbona e nemmeno sospetta che il funzionamento dell’Euro ci abbia totalmente tolto la sovranità monetaria. In tanti non immaginano a chi davvero appartenga la Banca d’Italia ola BCE… Maquesto fa parte della strategia: rendere la popolazione apatica ed ignorante, creare una falsa illusione di benessere, distrarli con falsi problemi. E su questo le colpe vanno ben distribuite (e ce ne sarebbe da discutere per giornate intere). Ho seriamente paura sulle privatizzazioni dei servizi essenziali che ci renderanno sempre più schiavi di questo sistema corrotto: vedi l’acqua(nonostante il referendum, sono convinto che faranno di tutto per raggiungere il loro scopo), l’energia, i trasporti… Le scie chimiche mi rovinano l’umore ogni volta che sollevando gli occhi al cielo, le intravedo. A volte, mi fermo a guardarle come se stessi guardando un ufo, per cercare di richiamare l’attenzione. Le fotografo addirittura. Ma tanta gente è convinta davvero che siano aerei di linea e che si tratti di scie di condensazione. Equitalia è davvero un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Cartelle pazze, espropri, pignoramenti, fermi dei mezzi, etc etc. Questa è una guerra contro i poveri, contro chi ha pochi mezzi per difendersi e lotta nella disperazione. I temi sono tanti, complessi delicati, non mi voglio troppo dilungare. Parlando di me, ti dico subito che non sono una persona che ama i cerimoniali (anche per questo, forse, sono stato sempre fuori dai classici partiti politici, che ritengo la espressione massima dell’ipocrisia). Mi piace l’idea di un partito, di un’associazione, di un gruppo, dove tutti siano partecipi ed interessati attivamente, preparati culturalmente, informati con numeri e dati. Mi ritengo una persona concreta, efficiente (che spesso va al dunque senza troppi sprechi di tempo ed energia) e ben organizzata. Mi piace occuparmi di temi importanti, come quelli che si trattano in Alternativa, e non perder tempo per problemi superflui facilmente risolvibili. Vi pregherei, se fosse possibile, di indicarmi delle prime letture per iniziare ad avere una buona preparazione fondamentale per comunicare con la gente.

Saluti. Piero Lorenzo

- – -

Caro Piero,

la tua lettera mi riempie il cuore di soddisfazione. Quello che scrivi e’ il nostro programma, e’ il nostro metodo. Non ho quasi nulla da aggiungere. Salvo un problema di tattica politica. Su cui io stesso sto riflettendo. Proclamare l’obiettivo di uscire dall’euro lo ritengo un errore. Per lo meno in questa fase, nella quale gli stessi potentati mondiali ed europei sono ancora in lotta tra di loro per decidere se lo vogliono liquidare loro, l’euro, o se conviene loro di più tenerselo. E’ una partita disperata (così io la interpreto) nella quale loro sono impegnati e alla quale noi non siamo in grado di partecipare ne’ di influire.

Quali siano i loro calcoli noi non sappiamo, perche’ non abbiamo le cifre vere in mezzo alle quali si dibattono. Scegliere in queste condizioni significa scegliere alla cieca e, magari, anche nel nostro piccolo, fare il gioco di uno dei nostri nemici contro l’altro, senza poter sapere quale dei due e’ il piu’ astuto e pericoloso. Considero la parola d’ordine “noi il debito non lo paghiamo” la migliore possibile nelle date condizioni. Perche’ ci consente due cose importanti: aggregare una forza sociale che potrebbe divenire significativa in prospettiva, e mettere in discussione la cosa piu’ cruciale, cioe’ il ritorno alla sovranita’ monetaria senza esporci all’accusa di essere stati noi ad abbattere l’euro. Quale che sia l’esito, dobbiamo sapere che sara’ doloroso per grandi masse popolari e che non abbiamo nessun bisogno di essere indicati come coloro che hanno contribuito a provocarlo. Inoltre io ritengo che un ritorno alla sovranita’ monetaria sarebbe possibile anche mantenendo l’euro, ma all’interno di un contesto europeo radicalmente mutato, con l’avvio di un nuovo processo costituente, con la cancellazione di Maastricht e Lisbona, con referendum popolari obbligatori ecc.

In sintesi: ritengo che, per ora, euro ed Europa (per l’Europa come istituzione il ragionamento dev’essere assai piu’ corposo di quello che qui appena ,accenno) godano ancora di una certa popolarità, di un appeal molto diversificato ma di cui dobbiamo tenere conto. Se sono i nemici a demolirli, per conto loro, e’ un conto (e saranno loro a dovere spiegare perche’ lo fanno; se siamo noi a gridare ai quattro venti che e’ questo che vogliamo, mi pare evidente che ci assumiamo la corresponsabilita’ di quella loro decisione. Se decideranno di mantenerlo avremo l’occasione di attaccarli per averci imposto i prezzi da pagare che ci annunciano. E potremo allora tirare almeno una parte delle somme che, al momento non siamo in grado di tirare per difetto di informazione.

Non paghiamo il debito e’ la parola d’ordine che ci consente di agire subito, a nostra volta, senza autocostringerci a scoprire tutte le nostre carte (purtroppo, non dimentichiamolo mai, assai esigue).

Un secondo ragionamento riguarda il tuo impegno. Non so la tua eta’, non so dove abiti. Ma Alternativa c’è. Iscriviti, prendi contatto con uno dei nostri gruppi sul territorio. E comincia ad agire con Alternativa e non piu’ da solo. Da come ti descrivi capisco che saresti straordinariamente utile ad un lavoro essenziale per la nostra crescita.

Letture? Inutile che ti dica quale dei miei libri leggere. Sul mio sito li troverai nella bibliografia. Ma te ne aggiungo qualcuno da dove potresti cominciare: Luigi Sertorio e Erika Renda: “Cento Watt per il prossimo miliardo di anni”. . E “I limiti dello sviluppo. Update trent’anni dopo”, del Club di Roma. Il titolo italiano non e’ preciso al 100%, ma se vai in libreria lo trovi (Edizioni Mondadori, se non erro 2002). Comincia da qui. Quando avrai finito queste due letture preliminari ci risentiamo. Nel frattempo mi auguro che tu sia già in Alternativa e che potremo discuterne insieme.

Molti cari saluti. Giulietto

Link all'originale.

martedì 6 dicembre 2011

Forum sulla crisi

La Rete@ Sinistra in collaborazione con Sbilanciamoci!, il manifesto e Ass. Lavoro e libertà organizza un forum di discussione su crisi economica e democrazia. L'appuntamento è per venerdì 9 dicembre a Firenze al Teatro Puccini, i lavori prenderanno il via alle 10:00 e si protrarranno fino alle 16:30.

Quello che segue è il comunicato stampa ufficiale dell'evento.

L’Europa è sotto l’attacco della finanza, la crisi del debito pubblico ha travolto Grecia e Portogallo, investe Italia, Spagna e Francia; l’euro è in pericolo, l’Unione ha perso la rotta, la politica europea non sa dare risposte all’altezza della crisi. L’Italia ha un governo nuovo - come gli altri paesi del Sud Europa travolti dalla crisi - che progetta austerità e tagli di spesa non troppo diversi dalle politiche vecchie. A Bruxelles come a Roma le politiche liberiste lasciano fare alla finanza, peggiorano le condizioni di vita, non progettano uno sviluppo diverso, avvicinano una nuova grande depressione.
Non è una strada obbligata. Trovare una via d’uscita dalla crisi è possibile, cambiare direzione alla politica europea e italiana è necessario. E, oltre l’Europa, il nostro sguardo deve considerare i profondi cambiamenti in corso nel Mediterraneo e sulla scena internazionale.

Di questo si è parlato nel dibattito su “La rotta d’Europa” aperto nell’estate scorsa da Rossana Rossanda e animato da 50 interventi, apparso sui siti ilmanifesto.it, sbilanciamoci.info, e nella versione inglese su opendemocracy.net.
Di questo parla in Italia la “Controfinanziaria” appena presentata da Sbilanciamoci!, con le sue alternative praticabili, compatibili con l’esigenza di aggiustamento del bilancio dello stato e capaci di introdurre una discontinuità con l’azione del governo passato. Di questo parlano le proposte che vengono dal sindacato, dalle associazioni ambientaliste, di studenti, da reti della società civile; a un “programma per l’AltraItalia” è dedicato l’ultimo numero della rivista Micromega.

Dietro l’emergenza economica – a Bruxelles come a Roma – c’è un problema di democrazia. In Europa la democrazia è sempre stata debole e viene espropriata dal potere della finanza, dall’”autonomia” della Banca centrale europea, dall’asse Berlino-Parigi, le cui decisioni hanno fatto precipitare la crisi dell’euro. In Italia la democrazia è stata devastata dal berlusconismo, indebolita da una politica dei partiti sempre più lontana dalla società, e deve ora lasciare spazio alla natura “tecnica” del governo di Mario Monti e alla regia del Presidente della Repubblica.
È crisi della democrazia anche l’attacco ai diritti e alla dignità del lavoro, non più luogo di cittadinanza e partecipazione, ma mero ingranaggio della macchina produttiva, assoggettato alle dinamiche del mercato, privo di identità e voce.
Anche questa non è una strada obbligata. Una via d’uscita per la democrazia si trova in un profondo rinnovamento della politica, nelle pratiche di partecipazione, nella mobilitazione che ha portato alla vittoria alle amministrative e ai referendum del giugno 2011, nelle
proteste degli “indignati” di tutto il mondo contro la crisi finanziaria. Tutto questo interroga i limiti della sinistra italiana, che non ha saputo cogliere queste spinte al cambiamento per cambiare se stessa, il proprio sguardo sul mondo e sull'Italia. Ed essere
dunque protagonista della caduta di Berlusconi.

Alla ricerca di queste vie d’uscita – per l’Europa, l’Italia e la democrazia – è dedicato l’incontro di Firenze, che ha l’obiettivo di chiarire i problemi dell’emergenza, avanzare proposte di alternative, estendere la discussione e le iniziative in tutta Italia.Vogliamo aprire una discussione concreta sulle politiche da realizzare e sulle forze in campo che possono cambiare direzione alle decisioni prese a Bruxelles e a Roma.

Tra i relatori al Forum di Firenze ci saranno Rossana Rossanda, Maurizio Landini, Paul Ginsborg, Luigi Ferrajoli, Mario Pianta, Massimo Torelli, Gabriele Polo, Giulio Marcon, Guido Viale, Francuccio Gesualdi, Annamaria Simonazzi, Giuseppe De Marzo, Norma Rangeri, Donatella Della Porta, Alberto

sabato 3 dicembre 2011

Articolo de "il manifesto" sul rigassificatore a largo delle coste toscane

Sit 5110

giovedì 1 dicembre 2011

La crescita: problema o soluzione?

Firenze, giovedì 1 dicembre 2011 ore 21:00
Bibiloteca delle Oblate, via dell'Oriuolo 26

"Cafferenza"
incontri a ingresso libero organizzati dall'Associazione Culturale Caffè-Scienza

La crescita: problema o soluzione?

Pascal Petit, Direttore ricerca del CNRS

modera Franco Bagnoli, Centro per lo Studio di Dinamiche Complesse, Università di Firenze

Gli stati vengono giudicati in base all'aumento della produzione (Pil). Ma il Pil aumenta, per esempio, dopo una catastrofe, e non è strettamente correlato con la felicità e il benesserre. Non sarà proprio l'esigenza della crescita ad ogni costo la causa prima delle crisi di questi ultimi anni?