venerdì 17 dicembre 2010

Acqua e rifiuti, dal 20 dicembre in Toscana si cambia. In peggio.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.



La Regione Toscana espropria Sindaci e consiglieri comunali

La Regione Toscana si appresta il 20 dicembre prossimo a stravolgere le norme sui servizi pubblici di acqua e di rifiuti, togliendo ai Sindaci ogni possibilità di scelta in merito e relegandoli, di fatto, in una commissione puramente consultiva, non vincolante delle scelte dei Commissari regionali, che andranno a sostituire l’Assemblea dei Sindaci.

Il pretesto per la Giunta regionale toscana è dato dalla Legge finanziaria statale, che pone l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica per Enti ritenuti inutili. Obiettivo condivisibile, ma qui preso a pretesto per aumentare le dimensioni territoriali degli Ambiti Ottimali, sino a farli coincidere con la regione, come se tali ambiti fossero legati a confini amministrativi e non alle specificità territoriali. Si pretende di far credere che nel controllo regionale delle scelte, gli amministratori regionali sarebbero più liberi dei sindaci, rispetto alle potenti multinazionali, che hanno deciso di trarre profitti senza rischi, gestendo acqua e rifiuti.

Questa riforma non ha neppure nulla di coerente con le asserite volontà di ottimizzare l’efficacia e l’efficienza del servizio, che si fondano invece sulle conoscenze, che sono locali e sui caratteri di un territorio ottimale. “Ottimale” appunto è l’aggettivo fissato dalla legge 36/94, che stabilisce anche i criteri fisici, geografici ed economici, criteri che la Regione Toscana intende stravolgere e non rispettare. Per l’acqua, gli Ambiti ottimali sono strettamente connessi al territorio, sono i bacini idrografici, dove l’acqua piovana defluisce in superficie verso valle o attraverso le falde idriche in percorsi geograficamente e fisicamente definiti per essere poi captata e usata dalla collettività, e infine depurata e scaricata nei fiumi.

Questo vale per l’acqua, ma anche per lo smaltimento dei rifiuti, dove la scelta migliore non è l’accentramento, la regionalizzazione, il commissariamento dei sindaci e dei consigli comunali, ma quella che porta a un coinvolgimento delle popolazioni locali, chiamate a evitare impianti dannosi alla salute e a realizzare le buone pratiche, per conseguire la riduzione della produzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e il loro recupero. Cioè soluzioni alternative sia all’incenerimento sia alle discariche. Purtroppo sappiamo che la Giunta regionale ha altri interessi, coincidenti con gli investitori negli impianti d’incenerimento.

La Regione, con questa scelta, si manifesta oggettivamente autoritaria, antidemocratica e piegata ad interessi privati. Autoritaria, perché, a fronte delle istanze dei cittadini la risposta è quella dell’accentramento, dell’allontanamento dei decisori dai territori e dalle comunità su cui ricadono gli effetti delle decisioni. Antidemocratica, perché “svuota” di senso e di autorità le figure dei Sindaci e dei Consigli comunali, ponendo le condizioni oggettive per assegnare a potenti oligopoli privati e ai loro interessi di mercato la gestione di beni che dovrebbero restare pubblici.

Ciò accade nel più assoluto e colpevole silenzio di tutti i partiti: non voler vedere tutto ciò e ritenere questi amministratori inconsapevoli, poco o male informati, significa assumersi la corresponsabilità di una deriva veramente pericolosa.

Coordinamento Comitati e Associazioni Ambientaliste
Provincia di Grosseto

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