giovedì 23 febbraio 2012

Ennesimo attacco al paesaggio toscano: il caso di Cecina.


Stanno per partire i lavori per il Porto turistico di Cecina.

Anche solo da una ricognizione dell’area recintata, l’impatto ambientale in quel che resta della parte cecinese della Costiera degli Etruschi sembra devastante.

 

Uno dei posti più belli della costa – la foce del Cecina, con la pineta retrostante – verrà distrutto e cementificato, per accogliere, a fronte dei 600 già esistenti, ancora circa mille posti barca.


Cecina sarà l’enorme parcheggio dei parvenus col bidé marino che vanno alle isole: la sua costa ne subirà una devastazione ben superiore alla metratura già gigantesca del progetto, riducendosi lo specchio antistante a un continuo andirivieni di motoscafi, e il mare dei dintorni a una vasca di lavaggio delle latrine e delle stive di quella massa di natanti. E parlano di sviluppo turistico. Sì, quello di un immenso garage a cielo aperto.
La popolazione è stata consultata, mi dicono, soltanto 24 anni fa. Era un altro mondo. Poi, tutto il resto è stato deciso dai privati che finanziano il progetto e dai politici locali. Un patrimonio nazionale fra i pochi che, nonostante assalti violenti che durano dai tempi dell’installazione della Solvay, era in quel luogo riuscito a resistere almeno in parte alla dissipazione del paesaggio. Le facilitazioni alla speculazione edilizia e alla privatizzazione-sfruttamento di risorse pubbliche contenute nella nuova finanziaria (cf. articolo di Salvatore Settis, “La Repubblica,5 luglio 2011) completeranno lo scempio.

 

Non riesco a trovare una voce – sul web o altrove – che denunci, dopo la devastazione già avvenuta in questa zona dell’autostrada spacca-Maremma, quella che si va a perpetrare sul mare.


Due profonde ferite che stanno sfigurando e irreversibilmente degradando il paesaggio che ha nutrito alcune delle più alte manifestazioni dell’arte italiana. Una delle risorse materiali e spirituali della nostra vita, della vita di ciascuno. Uno dei luoghi cantati in tutto il mondo. E da noi stuprati, e poi distrutti nell’anodina uniformità del volgare.

 

All’insegna del motto di Bisignani:  ”Mangia tutto quello che puoi mangiare”.


Roberta De Monticelli

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